GIORGIO ASSUMMA

In oltre trenta anni di amicizia, ho ben imparato che dietro ogni intrapresa di Giancarlo Lucariello c’è sempre l’apporto del vasto patrimonio culturale e del ricco bagaglio umano che delinea la sua identità creativa ed esistenziale.

E’ questo il motivo per cui ho sempre accolto ed interpretato le sue opere con il rispetto dovuto a chi è capace di coinvolgerti in un cammino serio ed autorevole.

Ma questa volta, al cospetto della raccolta di brani melodici che egli ci ha donato, sotto il titolo “Un mondo in cui credere”, si è verificata in me una reazione nuova quanto inattesa.

Ho colto, infatti, in ognuno di tali brani un invito, quasi gridato, a sperare in una esistenza diversa capace di riscattarci dalla confusa e deprimente realtà in cui il destino del mondo ci sta precipitando.

Ho sempre stimato che alla mia età, ormai avanzata, le speranze di cambiare siano solo pallidi miraggi, dettati dal bisogno innato di resistere e di continuare a sentirsi parte del mondo che si muove.

Senonché sono stato smentito in maniera convinta ed efficace dal regalo che Lucariello ci ha dato con l’umiltà che gli è consueta.

C’è, ancora, malgrado tutto, una ragione per andare avanti, anche con un sorriso.

Non ho altre parole per esprimere questa serena convinzione, se non dicendo: “Grazie Giancarlo, amico mio”.