Foster Wallace chiamava “i momenti Federer”,
colpi di tennis straordinari e apparentemente fuori dalle possibilità dell’uomo e dalle leggi della fisica, e in generale momenti memorabili della vita di un essere umano; quest’opera è una concatenazione incredibile di momenti Federer, di felici e luminose intuizioni artistiche fuori dalla linea; una nebulosa isolata e lucente che sa di combinazione astrale e che risuona di una bellezza irriverente e sfrontata, impermeabile alla logica della macchina statuale contemporanea, tutta proiettata sulla di individualizzazione.
Questa genialata, esplosiva perchè disarmante, avvenuta nella mente di Giancarlo ancora prima che pensata nei suoi segmenti dai compositori e dagli autori, fa del suo essere fuori il suo centro e il suo vanto, e mentre lo scrivo mi sembra di vedere il proverbiale ghigno lucarelliano dichiarare il suo intento: chi se ne fotte del successo, qui si aspira alla gloria.
Caro Giancarlo, siccome da decenni dimostri di avere sempre ragione tu, noi non possiamo che seguirti e sfruttare l’aria tagliata da te, battitore libero, innamorato e testardo, che già stai scrivendo il giornale di domani.
Vincenzo Incenzo