Una storia infinita
C’era una volta un Italia semplice, vera e piena di idee. Quel mondo aveva circondato la mia infanzia dalla prima gioventù quando già suonavo come batterista nei locali di allora, in attesa di iscrivermi nel 1970 al corso di flauto al Conservatorio di musica L. Cherubini di Firenze. Due anni dopo, Riccardo Fogli mi chiese di entrare nel suo gruppo come batterista e flautista, all’epoca funzionava. Fu così che conobbi Giancarlo Lucariello nel lontano 1974, alla fine di un percorso ad ostacoli con Riccardo che pur essendo passati per il “Cantagiro” prima e il “Festival di Sanremo” poi, non avevamo determinato in nessun modo il nuovo corso intrapreso. Fu allora che Fogli decise di incontrare nuovamente Lucariello. Giancarlo rappresentava per noi il produttore di successo, inarrivabile, quasi un miraggio per quello che poi avrebbe fatto nella musica leggera italiana ed in particolare con i Pooh. Colsi subito nel suo carattere l’autorevolezza di chi avesse le idee chiare, soprattutto come trasformarle con la certezza di riuscirci. Devo dire con lui ho imparato moltissime cose dal punto di vista professionale, mi sono servite nel corso della mia lunga vita artistica e riconosco con la sua determinazione di avermi insegnato lo stile necessario per affrontare la carriera di musicista. Senza se ne accorgesse, gli ho anche rubato un sacco di idee, come farmi tagliare a fette la banana e l’arancia al Ristorante fino all’arredamento del mio primo appartamento avvolto dalla moquette, sono certo che non me ne vorrà. Lasciai definitivamente la musica popolare italiana nel lontano 1978 esattamente il 30 ottobre. Lo strappo fu fortissimo e la mia nuova strada come flautista fu inevitabile. Cominciò cosi una fase nuova con i compositori di musica contemporanea, Berio, Testi, Nono, Cage e i giganti della musica classica, ma lo voglio dire una volta di più, senza l’esperienza straordinaria di quegli anni, forse non avrei avuto la determinazione per continuare. Giancarlo Lucariello è la produzione della musica popolare italiana, ha dimostrato troppe volte di aver creato gruppi, cantanti e compositori rendendo stupore a moltissimi. Roby Facchinetti (compositore meraviglioso, eletto a capitano), Valerio Negrini (meraviglioso autore di testi), Stefano D’Orazio (amico per sempre, straordinario, capace di perfomance visionarie). Artisti con i quali ho avuto modo di collaborare e che hanno camminato a fianco di Giancarlo sono stati: Riccardo Fogli, Alice (con noi debuttò con la sua prima tournée), ma anche Fabio Pianigiani e Marcello Aitiani, autore peraltro del saggio e della copertina del libro “Una melodia infinita”. Ci sono moltissime cose che potrei scrivere di Giancarlo, le sue colorite sfuriate, la determinazione di cambiare le cose in corso d’opera legate ad un intuito straordinario, fino talvolta a cambiarne alcune parti, magari la tonalità, entrando così in conflitto con il compositore fino a quando proprio quella canzone risultava “solare” con un piglio nuovo e milioni di dischi venduti. Magia? No, semplicemente istinto e tanta professionalità! Ma in Giancarlo riconosco la lealtà che ha manifestato ai suoi artisti e qualche amarezza inevitabile. Ma di Lucariello non ne nascono tanti, o almeno oggi non si intravedono; lo percepisco ancora come un fratello maggiore a cui dare ascolto, parlargli al telefono è divertentissimo e se anche non ci sentiamo tutti i giorni, ogni volta è come fosse stato ieri: perché per Giancarlo l’amicizia è preziosa e nella vita gli affetti si aggiungono e non si tolgono, salvo rare eccezioni. Anni vissuti quelli, anni suonati, ed io “confesso di averli vissuti”. Con il suo libro “Una melodia infinita”, ha voluto sicuramente regalarci “Un po’ del suo tempo migliore”.