Mi piace pensare che in realtà Giancarlo non abbia scritto questo libro, ma che lo abbia trascritto, forse perché tutto era già scritto.
Voglio credere che questa meravigliosa storia fosse già stata concepita da una mente superiore. Dopo il suo incidente in auto lui è diventato il protagonista di un copione che aveva appena iniziato a svelarsi e sul quale curioso, si è affacciato come dall’alto di un balcone, in quel toccante momento del coma.
Immagino che con la sua Mini blu non stesse percorrendo la strada per Bergamo, ma che in realtà stesse facendo scorrere le ruote della sua auto sui solchi di un vinile immaginario e futuribile, così, in cerchio e che come in tutte le cose concentriche, prima o poi tutti quei cerchi si sarebbero chiusi, uno alla volta e che le difficoltà di incastrare tutti quegli eventi, di mettere insieme quei ragazzi di città diverse, di condividere l’amore per la melodia, per l’abbraccio sinfonico, per le liriche profonde, siano state vinte dalla forza del sogno!
Tutto quello che esisteva era una pagina bianca, e come scrive Giancarlo, il bianco cos’è se non l’inizio e la fine al tempo stesso? È così è stato.
La pagina bianca pian piano si è riempita di colori, di storie, di suoni, di volti, di parole, di disegni, di inquietudini, di speranze, di scontri, di scommesse ardite e di successi, ed è così poi che tutto quanto si è sommato. È così, come la somma di tutti i colori corrisponde al bianco, che al bianco poi tutto è tornato, come affluenti di un fiume che prima si uniscono e poi convogliano al mare.
Bianca era la luce fortissima che affiancava Giancarlo mentre si osservava in coma e bianca sarà anche la luce dell’estasi e della pace che ci accoglierà alla fine di questo nostro breve e fantastico preludio terrestre.
Grazie Giancarlo.
Con infinita stima e riconoscenza, e con affetto.