Lo spaccato di un’epoca
Il libro tratta dei primi dischi dei Pooh, realizzati insieme al produttore artistico Giancarlo Lucariello, e che hanno portato la band, scioltasi poi nel 2016, ad essere una dei gruppi più rilevanti del panorama musicale Italiano, nonché una delle più longeve a livello internazionale.
Al netto dei vari interventi di altri autori e di un importante estratto dall’autobiografia del compianto Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh, il libro si legge abbastanza rapidamente ma, potrebbe forse deludere chi si aspetta facili curiosità sui componenti della Band e che poco hanno a che fare con l’impostazione generale dell’opera.
Da parte mia ritengo che questo sia un gran bene, “Una melodia infinita” si discosta non poco da altre operazioni apparentemente simili e per i motivi che esporrò di seguito, non è necessariamente indirizzato solo ai fan.
Ma al di là del contenuto che come dicevo, può essere ritenuto più o meno interessante a seconda del lettore, colpisce constatare la differente impostazione dell’intero settore musicale/discografico di allora (il libro è ambientato negli anni 70) rispetto al modello attuale.
La passione, l’impegno e la dedizione totale ad un progetto ed ai propri sogni, sono i leitmotiv dell’intera opera che ci regala lo spaccato di un tempo in cui l’approccio alla musica, e riterrei all’arte in generale, era lontanissimo da quello attuale.
Questo sia per chi la produceva, come l’autore stesso del libro, sia per l’utente finale.
E perfino le etichette discografiche, storicamente la parte più dura da convincere, evidentemente si mostravano più ricettive ad operazioni ambiziose come quelle narrate, assumendosene quindi il rischio.
In questo libro non leggerete di questioni di carattere commerciale o della rincorsa al successo a tutti i costi magari inseguendo il trend musicale del momento. Si parla invece della vita di alcuni ragazzi, proiettati nella ricerca dell’emozione.
Il termine “visionario” è oggi largamente abusato ed elargito, ma leggendo questo libro non può non saltare agli occhi il fatto che probabilmente siamo stati molto più inclini in passato ad assecondare le visioni di qualcuno, a credere nei suoi sogni ed a farci coinvolgere dall’entusiasmo e dalla passione.
Se poi questo abbia aiutato a scrivere canzoni che sono rimaste nella storia, lo lascio decidere all’intuito di chi legge.